Le attese delle gente. La crescita dell’unità

“E questa che chiesa è?” mi chiede un’amica mentre stiamo facendo due passi per tornare a casa dal bar.
*San Filippo Smaldone, che tra poco sarà inaugurata” rispondo io, orgogliosa e soddisfatta nel vederla così imponente e delicata al tempo stesso. Imponente, perché si erge nella sua forma slanciata e seria, immersa in quel pezzo di campagna;
delicata perché, come un bimbo appena nato, è fragile, ha bisogno di cure e di affetto per crescere forte e imparare a muoversi senza incertezze, senza barcollare. Eppure, già prima di nascere ufficialmente, questa nuova creatura, questo frutto tangibile di una comunità compatta e ben amal-gamata, è destinata ad essere stabile e ad espandersi sempre di più nell’unità.

Tutti i fedeli che già si sono ancorati al nuovo gruppo parrocchiale e hanno, ognuno a modo proprio, contribuito a saldarlo, aspettano con im-impazienza l’inaugurazione del nuovo edi-ficio, per fare quel grande passo che li farà sentire ancora di più appartenenti ad un nuovo mondo di fede, più grande e pronto ad accogliere chiunque volesse avvicinarvisi, a tutte le età. Sarebbe bello peri giovani potersi raccogliere periodicamente per meditare o confrontarsi, creare un’associazione o riunirsi per dare vita ad ungiornale par-rocchiale; sono molte le proposte che ciascuno può presentare alla comuni-tà, molte le occasioni di conoscenza e di dialogo, che siano un segno tangibile di quella apertura e quella collaborazione che deve sempre caratterizzare una parrocchia. Già ora è possibile, nel proprio piccolo, offrirsi per arricchire di nuovi apporti e della propria esperienz za le attività in corso, come la cateche-si, il coro domenicale o quello solenne a più voci, oppure si può dare vita ad una Azione Cattolica dei giovani. Perché essere parrocchiani non vuol dire vivere passivamente le evoluzioni e le scelte del gruppo di cui si fa parte, ma agire, essere realmente partecipi e dare la propria disponibilità in diversi ambiti a seconda delle proprie attitudini, così che le membra siano tante, e tutte con forme e funzioni differenti, ma ugualmente fondamentali per creare quel corpo unico che operi nella carità.
Non c’è nulla di più bello che sentirsi davvero integrati nella propria comuni ta parrocchiale, e percepire l’affetto che unisce tutti, anche la domenica, quando partecipando alla celebrazione eucaristica guardandoti attorno porti nel cuore la gioia di sorridere alle persone che hai conosciuto e con cui in un modo o nell’altro hai collaborato, e a tua volta vedi loro sorridere. Personalmente è la prima volta che in una parrocchia mi sento una cellula di un tessuto compatto, ed è incredibile pensare come tutto questo sia accaduto già in pochi mesi, dal momento che nella comunità a cui ho appartenuto per anni non mi era mai successo. Per la prima volta mi sono sentita stimolata a dare un contributo concreto, a dare il meglio di me perché so che sono solo una gocciolina d’acqua, ma ho capito che questo oceano di speranza e di solidarietà non sarebbe lo stesso se mancasse anche solo una di quelle goccioline. Uno sguardo di approvazione delle ragazze del coro con cui ho cantato e con cui, anche se a distanza e dall’ultimo ban-co, continuo a cantare, come se fossi ancora accanto a loro, quei brani pieni di gioia, oppure il saluto dei ragazzi del post cresima o dei bambini del catechi-smo, anche quelli a cui ho parlato una sola volta, ma che mi chiamano lo stesso “maestra”, il sorriso del parroco che ha avuto la forza e l’entusiasmo di mettere in moto tutto questo meccanismo di cui è di venuto il fulcro e incui non smette mai di riporre le sue speranze, anche nei momenti di difficoltà, sono piccoli particolari che mi danno sempre la forza e la voglia di proseguire questo percorso in cui non sarò mai sola, perché lo spirito del lavoro comunitario è la condivisione di tutto, dolori e gioie, sacrifici e soddi-sfazioni, cadute e progressi. > Domenico Perrone: E noi vogliamo essere qui per condividere una nuova gioia, la nascita ufficiale della nostra chiesa, dell’istituto che ci acco-glierà, perché lachiesa come insieme di fedeli, come abbiamo detto è già ben avviata, e ha creato legami fortissimi in un tempo impensabile. Allora con l’au-gurio e la speranza che questa unità possa continuare a crescere sempre di più nel tempo, e ad essere colta e senti – ta da tutti, affinché la parrocchia sia la casa di tutti, ma anche con la certezza che il Signore ci abbia fornito già gli strumenti giusti per sentirci fratelli, festeggiamo questo straordinario avvenimento ringraziando di cuore il vescovo per il dono che ci ha fatto e don Giovanni, che con grande determinazione continuerà a guidarci verso questo cammino che ci accompagnerà nella nostra vita.

Grazia Pia Licheri