L’INTERVISTA AL PARROCO

L’INTERVISTA/DON GIOVANNI SERIO RIPERCORRE QUESTO PRIMO DECENNIO
“Una nuova comunità che vive con il territorio è un dono di Dio divenuto realtà”

Ricordi, progetti, sfide e speranze hanno segnato il primo e più importante decennio dalla ascita della giovanissima parrocchia di San Filippo Smaldone a Lecce. A raccontarci a cuore aperto, in un’intervista esclusiva, tutte le emozioni vissute in questo lungo cammino, il parroco a cui dal 2009 è stato affidato il delicato compito di costruire una nuova identità comunitaria.

Dieci anni sono sempre una tappa importante per la nascita di una nuova comunita. Alla vigilia di questo traguardo, quali sono le emozioni e i pensieri a caldo che custodisci in qualità di “pastore” e guida della parrocchia?
Soprattutto un senso di gratitudine per il dono che Dio ha voluto farci attraverso la nascita di questa comunità parrocchiale, gratitudine verso il nostro santo patrono San Filippo e verso chi ha voluto fortemente questa comunità, l’Arcivescovo Ruppi. Ma anche nei confronti di tanta gente  che, con la propria presenza e la propria azione quotidiana, dà il volto a questa comunità.

Come si è arrivati alla scelta di San Filippo come patrono della parrocchia?

È stato un voto che monsignor Ruppi fece il giorno della canonizzazione di San Filippo.in Piazza San Pietro disse che, non appena ritornato a Lecce, si sarebbe prodigato per trovare un luogo in cui far nascere la prima parrocchia al mondo dedicata a San Filippo Smaldone, un santo LECCESE. E così è stato

Rivolgendo uno sguardo al passato, che cosa è stato fatto finora?
Vi aspettavate di arrivare così lontano?

Sinceramente,quando abbiamo posato la prima pietra era tutta una strada in salita, ma la grazia di Dio è stata molto più grande.
Abbiamo costruito una chiesa, una comunità ed ora siamo già, da dieci anni, una presenza importante all’interno di un territorio che pian piano si identifica con questa realtà parrocchiale.
Realtà che scandisce i tempi della società e rientra ormai a pieno titolo in quelli che sono i naturali cicli della vita.

Quali sono state le difficoltà incontrate nella costruzione dell’identità parrocchiale e quali le soddisfazioni più grandi in questo lungo percorso?

La difficoltà di instaurare un rapporto con le persone, di far accettare la presenza di una nuova comunità, di aspettare i tempi di chi era abituato a vivere e ad avere come punto di riferimento altre parrocchie.
La soddisfazione è riconoscere una comunità che pian piano vive e cresce, vede e testimonia la propria fede costruendo un’identità collettiva.

Che ruolo ricopre la parrocchia nel tessuto sociale attuale?

A livello sociale la comunità è chiamata ad essere accompagnatrice e punto di riferimento nell’educazione delle nuove generazioni, anche ad esempio con l’aiuto di incontri specifici sui percorsi educativi genitoriali o sulle problematiche adolescenziali.

Il cristiano di oggi, a sua volta, che cosa chiede alla Chiesa e come si approccia alla fede?

Certamente il senso di ricerca della fede nel cristiano sta cambiando, perché viviamo in un contesto sempre più pieno di diffidenza. Serve ritrovare il senso di una relazione aperta e libera con gli altri e il senso della comunità è proprio la sua capacità di restituire alla società la fiducia nel prossimo come fonte di ricchezza. Ecco allora che lo spirito cristiano nel territorio cerca di favorire le relazioni in una logica evangelica.

I ritmi quotidiani a cui siamo sottoposti e la natura degli strumenti digitali che abbiamo a disposizione rende ancora più forte il rischio di diventare isole perdendo il contatto con gli altri. Come coinvolgere le nuove generazioni per avvicinarle alla vita della comunità?

Utilizzando i loro stessi strumenti, come i social network e i canali digitali, facendo capire loro che sono solo mezzi e non si possono sostituire all’incontro umano fatto di sguardi, pause, contatti veri. La tecnologia è utile ma non deve sottomettere le persone, anche quando facilita non può rendere reale ciò che è virtuale.

Quali sono i progetti per il futuro?
I progetti sono tutti nello sguardo di Dio, che si rivela a noi giorno dopo giorno; come dice il nostro Arcivescovo, abbiamo il compito di ascoltare Lui e anche chi vive accanto a noi. Questo è il nostro primo progetto: metterci sempre di più in ascolto delle altre persone, con la loro storia e le loro esigenze, diventandone compagni di viaggio per costruire insieme percorsi di speranza.

Grazia Pia Licheri