Pietre vive per la costruzione del Regno e della comunione

Sogno una chiesa…

Sogno una chiesa
Dove l’amore e la gente
Sono più importanti
Che le pietre campanili.
Sogno una chiesa
Dalla porta aperta
Dove non si privilegia nessuno
Eccetto i poveri.
Sogno una chiesa
Dove il latte e il miele
Scorrono più abbondanti
Che il potere e il denaro.
Sogno una chiesa
Dove giovani e vecchi
Siano ispirati
Cambiare loro mondo.
Sogno una chiesa
Che faccia sì che i miei
Sogni diventino veri
                                       Judy Jarvi
Il sogno di una chiesa è diventato realtà: il 15 marzo 2009 sarà consacrata una nuova chiesa dedicata a San Filippo Smaldone.
Grande gioia per la diocesi di Lecce, perché ancora una volta il Signore ha messo una tenda per abitare in mezzo a noi. Ma il Signore, per incontrarci, ha bisogno di un luogo? E noi, per incontrarLo, abbiamo bisogno di una tenda?
Un giorno un pagano, si recò da rabbi Jeoshua ben Korba per porgli questa domanda: “Perché il Santo, benedetto Egli sia, parlò a Mosè da un cespuglio di spine (roveto ardente)?”
Il rabbi rispose: “Se avesse parlato dal luogo di un carrubo o di un sicomoro tu avresti fatto la stessa domanda.
Ciononostante non ti lascerò senza risposta. Perché dal luogo di un cespuglio? Per insegnarti che nessun luogo, neppure un cespuglio di spine è privo della presenza di Dio”
Allora se nessun luogo è privo di Dio, perché mai pensare alla costruzione di una nuova chiesa?
Se l’ urbanesimo moderno ci ha abituati a vivere nella stessa città, nella stessa via, nello stesso condominio senza formare conoscenze, amicizie, senza formare popolo, c’è ancora chi sente il desiderio, l’esigenza di incontrarsi, di condividere, di fare comunione? O preferiamo invece non manifestare in pubblico i nostri sentimenti religiosi e non avere vincoli comunitari?
La risposta certamente è nell’azione di Dio: a David che progettava l’idea di costruire una “casa” per l’ Altissimo, il Signore rispose che gli avrebbe dato una casa di carne, cioè “un casato”; a noi ha voluto dare una casa di pietra perché “stringendoci a Lui, pietra viva…..veniamo impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo (1 Pt2,45)
Ma basta una chiesa per essere Chiesa, per essere comunità? “Chi abiterà, Signore, nella tua tenda? Chi dimorerà nel tuo santo monte?”(Sal 14,1)
Tutti noi, che “mediante la fede diverremo materiale disponibile per la co-struzione, mediante il battesimo e la predicazione saremo sgrossati e levigati e uniti insieme dalla carità, di verremo davvero casa di Dio. Se noi pietre non aderissimo tra di noi, se non ci amassimo, nessuno entrerebbe in questa casa.” (S. Agostino Serm. 336)
È questa la password per entrare in questa casa e una volta entrati, nutrirci della Sua Parola e del Suo Corpo, uscire rinvigoriti e andare sui sentieri del mondo, a testimoniare con la vita e le scelte quotidiane quel Signore, quel Maestro che dovrebbe essere il senso della nostra vita e la ragione del nostro impegno nella società; scoprire come Salomone che sì Dio abita sulla terra, nel tempio, ma per abitare nel tempo.
Un’antica leggenda rabbinica racconta che la roccia da cui scaturì l’acqua, si mise a camminare e seguì il popolo ebreo lungo i tornanti assolati dell’esodo, fino alla terra promessa e San Paolo commentava che “quella roccia era il Cristo” (1 Con 10,4)
Spesso invece si va in chiesa, ma non ci sentiamo chiesa, non ci sentiamo comunità cristiana, non ci sentiamo un corso ed un’anima sola.certamente i mutamenti sociali e l’intensificarsi degli impegni quotidiani rendono tutto più difficile ma mai dovremmo perdere di vista la vita dell’uomo, a qualsiasi razza o credo religioso appartenga.invece cadiamo nella tentazione di vivere per noi stessi concentrandoci nella propria edificazione personale, senza essere attenti a ai bisogni verso la convivialità. Accogliendo l’invito del signore ad essere parrocchia, cominciano a lavorare per realizzare una comunità viva, un fermento della società, nutrita della parola di Dio.cominciamo a lavorare per una chiesa che mette al centro della sua vita l’eucarestia per una chiesa che utilizza strutture e mezzi tecnologici per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, che parla al mondo di oggi, per le nostre strade, alla cultura diversa, alle diverse civiltà; per una chiesa che scopre i nuovi poveri e le nuove sofferenze, chi accoglie ugualmente giovani ed anziani.questa sarà la scuola di comunione, dove nessuno nasce imparato, dove si respira il Vangelo e la gente se ne accorge.

Non sarà un club di intellettuali, né un circolo chiuso per l’Eucarestia; per una Chiesa che utilizza strutture e mezzi tecnologici per comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, che parla al mondo di oggi, per le nostre strade, alla cultura diversa, alle diverse civiltà; per una Chiesa che scopre i nuovi poveri e le nuove sofferenze, che accoglie ugualmente giovani ed anziani. Questa sarà la “scuola di comunione”, dove nessuno nasce imparato, dove si respira il Vangelo e la gente se ne accorge. Non sarà un club di intellettuali, né un circolo chiuso per pochi intimi, ma una comunità in cammi no che difende la fede diffondendola. Questa sarà una Chiesa che educa ad essere cristiani, una Chiesa dove ci sara posto per tutti, dopo che ognuno di noi si sarà chiesto: “Quale sarà il mio posto nella tua casa, Signore? Lo so: non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando ti serve una pietra per la costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con tenerezza e lo rendi la pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un, diamante, ora opaca e ferma come una roc-cia, ma sempre adatta al tuo scopo. Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante? Tu farai cose inaspettate, gloriose. Getti le cianfrusaglie, ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede, ma che sostiene lo splendore dello zaffiro, o in cima ad una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi ogni giorno là dove tu mi metti, senza ritardi. Ed io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, perrenderti servizio, per essere tempio della tua gloria” (Card. Ballestrero).Solo così il sogno di una chiesa-tempio si realizzerà in una parrocchia-tenda che si arrotolerà di casa in casa di un centro abitato, diventando una comunità che “cerca se stessa fuori di se stessa” (Giovanni Paolo II). Allora potremo affermare che se la chiesa è stata costruita per il quartiere, il quartiere si è costruito intorno la Chiesa.

Amelia Cucci Tafuro